Pensare ad una nuova vita sul fiume
Strano paese Pontecorvo da anni guarda il fiume dalla parte in acqua non c’è, lamentando uno storico furto, e dimentica di girare la testa dalla parte dove l’acqua è rimasta.
Vero è che la riduzione della portata dell’acqua, dopo la costruzione della diga e del canale, ha cambiato la percezione visiva del paese. Questa condizione ha alterato anche quella poca economia che il fiume sviluppava ma soprattutto ha inciso in negativo sulle attività ricreative che la popolazione viveva durante l’anno.
Da quel momento il pontecorvese non è riuscito a guardare oltre il potenziale danno e si è interessato al fiume solo in occasione della festa patronale o per la pulizia degli argini.
Sarebbe interessante iniziare a pensare alla porzione di fiume davanti la chiesa dell’apparizione come una zona recuperabile e fruibile tutto l’anno, magari evidenziando le caratteristiche che possiede in maniera naturale.
Anche in questo caso non bisogna inventarsi nulla di particolare, bisogna solamente guardarsi attorno e fare sintesi quella sì in maniera intelligente.
Attorno a noi abbiamo già esempi esaustivi di come potremmo ripensare un luogo caro alla tradizione del nostro paese da quella realtà possiamo imparare come con poche ma essenziali modifiche si possa valorizzare la zona.
La valorizzazione e la gestione portano di solito ad accrescere il valore del bene, restituendo alla collettività uno spazio attraente capace di attrarre vita sociale. Cosa che in questi anni è mancata.
Le finalità dell’operazione possono essere diverse e tutte collegate ad un concetto più ampio di sistema di benessere urbano.
Pensare nuovi spazi
La prima cosa da ripensare è lo spazio dedicato alla pesca. Oggi troppo approssimativo e per nulla curato.
Una delle possibilità è quella di costruire un paio di pontili e volendo una breve banchina in legno, questo permetterebbe non solo di pescare in maniera più tranquilla ma favorirebbe anche la frequentazione dello spazio anche da persone non interessate alla pesca.
A questo si potrebbe aggiungere, alla fine di uno dei pontili un piccolo gazebo in legno che durante l’estate può servire da punto di ristoro.
E se fosse dotato di ampie vetrate sarebbe bello anche potersi sedere e leggere.
Volendo recuperare in maniera più strutturale il pescato, il pontile potrebbe essere provvisto di piccole vasche, noleggiabili come ad esempio dei pedalò, di acqua pulita per depurare i pesci presi.
Questa operazione sarebbe, prevalentemente, ad uso e consumo della cittadinanza, ma se proviamo ad allargare il campo e immaginando questo cambiamento come una tappa di un percorso più grande vediamo come Pontecorvo potrebbe ritrovarsi al centro di interessi più ampi.
Allargare l’orizzonte
Facciamo un esempio: qualche tempo fa l’associazione Anima Family nel lanciare il percorso dei contrabbandieri del tabacco ci mostrava come aprendo un percorso est-ovest che da Casalvieri arrivi al Redentore una delle tappe possibili è proprio la chiesa dell’apparizione.
Calcolando quindi il notevole aumento del turismo lento e degli appassionati di trekking si potrebbe avere un indotto extraterritoriale interessante.
A questo punto diventa necessario ripensare anche la viabilità, almeno nella parte che dalla chiesa arriva in paese, costruendo una pista ciclabile dove le persone, già molte, possano sentirsi sicure sia nel camminarci che andando in bici. La Regione Lazio aveva aperto un bando su questo argomento.
Quindi con poche semplici mosse non solo si darebbe valore alle attività sportivo-ricreative legate al fiume e il suo indotto, ma si darebbe valore nuovo anche alla tradizione religiosa che ci distingue nel mondo.
Aggiungo inoltre che basterebbe adottare la regolamentazione delle Osmize triestine per dare valore anche ai nostri prodotti tipici.