Parlare di recupero e valorizzazione dei beni storici in Italia rischia sempre di diventare fuori luogo o velleitario.
Farlo in piccolo paese di provincia potrebbe aggravare la sensazione.

recupero beni storici, La Canonica opera da Tresoldi, spazipossibili
La Canonica – esterno

Eppure, da qualche anno la retorica legata al recupero delle identità locali si intreccia con la discussione sempre aperta dei Beni comuni e la loro gestione/valorizzazione, come per il fiume e la sua storia.
Questo connubio, però, non riesce a sfondare il muro dell ordinario dibattito sulla capacità d’investimento delle amministrazioni nelle questioni culturali. 

Mangiare cultura

Per citare tristi parole famose “Con la cultura non si mangia” questa sembra essere la stella polare di molte amministrazioni. 

Quello che dobbiamo iniziare a chiederci è se possiamo permetterci di escludere ancora per molto dall’orizzonte della vita quotidiana porzioni di cultura ed identità locale. 

Ovviamente per me la risposta è no.
La logica dei presidi non solo culturali ma di vera e propria memoria, deve essere attivata prima possibile.  Prima che le ultime testimonianze viventi arrivino alla fine del loro ciclo vitale.

Con questi presupposti dovremmo approcciarci ad un bene storico-culturale come la Canonica. 

Bene troppo centrale per essere messo al margine del dibattito del paese. 

Perché concentrarsi sulla Canonica e non su altre strutture è presto detto: oltre ad essere importate per la sua natura materiale, costruzione nata su di un tempio pagano, è stata anche veicolo di vita popolare sino a pochi anni fa. 

Questo sito, la Canonica, ha un tratto popolare figlio del “rione” che la ospita.
Questa sua caratteristica ha stimolato negli anni figure come Don Roberto Sardelli, attraverso il Comitato ProCanonica, e diversi protagonisti della vita culturale di Pontecorvo nel cercare non solo di recuperarla ma di darle, assieme al rione una nuova funzione. 

Ovviamente le difficoltà logistico-economiche sono sotto gli occhi di tutti e il risultato è del tutto evidente, un bene che aspetterebbe solo il suo abbattimento… spero il più tardi possibile. 

Recuperare i beni storici per il futuro valorizzando la memoria

Allora cosa fare di bene non ritenuto più prezioso?
Da parte mia lo immagino come un monumento che possa veicolare interesse al di là della sua funzione.
Per questo trovo interessante l’operazione artistico-architettonico che Edoardo Tresoldi fa nella sua vita. 

Tressoldi è Specializzato nella creazione di installazioni ambientali in rete metallica.
Raggiunge la notorietà internazionale grazie alla sua opera di ricostruzione della Basilica paleocristiana di Siponto. Nel 2017 è stato inserito da Forbes nella lista dei più importanti artisti under-30 europei.

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Cattedrale di Siponto (Fg)

Il suo lavoro è immaginifico ed imponente, sfrutta una struttura minima come la rete metallica.
Attraverso la rete restituisce i volumi originali e immaginati alle strutture materiali che si trova ad avvolgere.
Come ad esempio accade nel lavoro “Simbiosi”

Questo tipo di soluzione non solo metterebbe in sicurezza il bene, ma darebbe alla struttura una nuova identità senza uccidere la sua natura. 

Darebbe a Pontecorvo quel momento storico artistico che non ha, metterebbe al centro non solo il quartiere che ospita la chiesa ma proietterebbe tutto il paese nel circuito virtuoso del turismo di qualità. 

Credo che la prossima sfida delle amministrazioni, tutte, sarà quella di
di recuperare i beni storici coniugando innovazione e valorizzazione delle peculiarità dei propri territori.
Provando a far rivivere in un prossimo futuro porzioni di passato che possano generare valore aggiunto per la collettività.

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dal lavoro Simbiosi
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